Una ricerca rivela l' inquinamento farmaceutico marino influisce sulla spiche dei pesci

 


Da  pesci che perdono la paura dei predatori e diventano meno attraenti per i potenziali compagni fino a trote "dipendenti" della metanfetamina e persino popolazioni al collasso per colpa del principio attivo della pillola contraccettiva, l' inquinamento causato da farmaci e droghe è un fenomeno che non può essere ignorato. L' allarme è stato lanciato sulla rivista scientifica Nature da un gruppo di scienziati del settore, i quali hanno avvisato che tali contaminazioni si verificano anche negli organismi che spesso finiscono sulle nostre tavole. Una buona strategia per combattere l' emergenza spiegano i ricercatori sarebbe impegnarsi per riformare la produzione di farmaci, fornire maggiori informazioni al riguardo alle potenziali ricadute sugli ecosistemi e preferire lo sviluppo di medicinali progettati per degradarsi più facilmente dopo l'uso. 

Dalla caffeina agli ansiolitici, agli antidepressivi, e antipsicotici fino a particolari principi attivi come quello della pillola contraccettiva contenute all' interno dei farmaci che stanno entrando negli ecosistemi, accompagnati per lo più da droghe come cocaina e metanfetamina. E' così che come riportano diversi studi sottoposti a revisione paritaria e pubblicati in questi anni alcune trote sono diventate "dipendenti", altri organismi hanno perso la paura dei predatori a causa del' assunzione di determinate sostanze contenute negli antidepressivi e alcune popolazioni ittiche hanno registrato il fenomeno dell' invasione del sesso ovvero lo sviluppo di organi femminili nei maschi portano ad enormi collassi demografici e ad estinzioni locali.

Per questo motivo un team di ricercatori ha lanciato l' allarme riportato sulla rivista Nature citato da the Guardian chiedendo di progettare farmaci più ecologici. Micheal Bertaman professore presso l' Università svedese di scienze agrarie e coautore, ha spiegato che il problema è aumentato negli ultimi decenni e che ora si tratta di una questione globale per la biodiversità. I principi attivi dei farmaci si trovano nei cosi d' acqua di tutto il mondo, compresi gli organismi che potremmo mangiare. Ci sono alcuni percorsi attraverso i quali queste sostanze chimiche entrano nell' ambiente. Se i farmaci rilasciati durante la produzione vengono trattati in modo inadeguato, questo è un modo. Quando un essere umano prende la pillola non tutto il farmaco viene scomposto nel nostro corpo e quindi attraverso i nostri escrementi, gli effluenti vengono rilasciati direttamente nell' ambiente. 

Quindi scrivono i ricercatori c'è bisogno di progettare farmaci più ecologici che mantengano l' efficacia ma minimizzino l'impatto ambientale, in quanto la contaminazione degli ecosistemi data dai principi attivi sta diventando sempre più persuasiva, causando cambiamenti significativi e inaspettati nel comportamento e nell' autonomia di alcuni animali. Viviamo in un mondo sempre più medicalizzato, i prodotti farmaceutici sono indispensabili per l' assistenza sanitaria moderna, avendo rivoluzionato la prevenzione e il trattamento della malattie e rimarranno cruciali anche in futuro, scrivono gli scienziati aggiungendo che il prezzo da pagare è notevole. Gli scarichi nell' ambiente durante la produzione, l'uso e lo smaltimento dei farmaci stanno riservando miscele di ingredienti farmaceutici attivi, nonché di loro metaboliti, e di additivi, adiuvanti, eccipienti e prodotti di trasformazione. Di esempi ce ne sono tanti il caso del Diclofenac, ovvero un antinfiammatorio somministrato al bestiame dell' Asia Centrale che ha causato una diminuzione della popolazione di avvoltoi in India di oltre il 97 percento tra il 1992 e il 2007. Altri esempi includono casi di contaminazione dal principio attivo della pillola anti contracettiva come quello registrato in un lago dell' Ontario in Canada, pesci che hanno registrato ansia dopo essere esposti a caffeina ed inquinamento da antibiotici e quelli riportati da un altro studio recente, il quale ha misurato ben 61 farmaci diversi provenienti da fiumi in oltre mille località dove nel 43,5 percento dei casi i livelli registrati superavano quelli considerati sicuri.  

Gli autori hanno concluso suggerendo diverse strategie per contrastare il fenomeno, il ciclo di vita della produzione dovrebbe essere completamente riformato, farmacisti, medici, infermieri e veterinari dovrebbero essere informati e informare eventuali utilizzatori riguardo ai potenziali impatti ambientali. Inoltre i medicinali dovrebbero essere progettati per degradarsi più facilmente dopo l' uso e il trattamento delle acque reflue dovrebbe essere ampliato per impedire che l' inquinamento di determinati principi intacchi l' ecosistema. I farmaci devono essere progettati non solo per essere efficaci e sicuri, ma anche per avere un rischio potenziale ridotto per la fauna selvatica e la salute umana quando presenti nell' ambiente, ha concluso Gloria Orive, scienziata e professoressa presso l' Università dei Paesi Baschi, e coautrice del documento pubblicato su Nature.


Commenti

Post popolari in questo blog

La rettocolite ulcerosa: cos'è? La testimonianza di Giorgia Cirulli

Tayla Clement: la ragazza che non può sorridere

Violenza o informazione?