Le aziende italiane premiano meno le donne, guadagnano il 15,5 percento in meno dei colleghi maschi




Quando si parla di gender Pay gap, c' è spesso  una certa confusione. Sappiamo che le donne guadagnano meno degli uomini, ma sappiamo anche che, in Italia è vitato discriminare per legge i lavoratori sulla base del loro genere, non è possibile quindi modificare le condizioni contrattuali a parità di mansioni solo perché a svolgerle è una donna. Un esempio di come divario salariale continui a venire alimentato è dato dai cosiddetti superpremi ossia quella parte della retribuzione discriminale, i premi che le aziende scelgono di dare ad personam e non sulla base del contatto. Nel scegliere quali dipendenti premiare è più facile che intervengono stereotipi e pregiudizi di genere che finiscono per penalizzare le lavoratrici. 

Un' indagine della Fim ha rilevato infatti che le donne vengono premiate di meno degli uomini, i superpremi delle donne sono del 15.5 percento più bassi della media nazionale.

Come riporta il Corriere della Sera, lo studio in questione si è concentrato a focalizzare su 701 aziende metalmeccaniche collocate su tutto il territorio nazionale, la maggior parte di esse sono aziende ancora prettamente maschili in cui quattro lavoratori su cinque sono uomini e tutti con più di 50 dipendenti, soglia dopo la quale è necessaria presentare un rapporto annuale sul trattamento di uomini e donne sul lavoro, al ministero del lavoro e all' ispettorato del lavoro, ai sindacati e alle Consigliere di Parità.

Queste aziende premiano meno le donne tanto che i superpremi sono del 19 percento rispetto agli uomini, a questo si aggiunge il fatto che tra i dipendenti che hanno il part-time 81,8 percento sono donne e un discoro simile vale per gli addetti a termine più di uno su quattro è donna. Tutti elementi che contribuiscono a concorrere al divario salariale di genere.

C'è molto terreno da recuperare, i dati mostrano che le donne sono troppo poche, inoltre sono meno remunerate rispetto agli uomini e hanno contratti più instabili. Eppure questo settore ha sempre più bisogno delle donne e delle loro competenze, la certificazione di genere non basta, le politiche salariali continuano a penalizzare le dipendenti è necessaria anche l' azione del sindacato.

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