Crisi e rinascita dell’olio di canola canadese: l’impatto delle tensioni con la Cina sul mercato globale

 


Nel 2025, l’industria canadese della colza, l’olio di colza è chiamato “canola oil” che in italiano è definito olio di canolasi trova a un bivio cruciale, stretta nella morsa delle tensioni geopolitiche e delle politiche protezionistiche internazionali. Le tariffe imposte dalla Cina, che hanno raggiunto il 75,8% sul seme di canola e addirittura il 100% sull’olio e sui panelli di canola, hanno riscritto le regole del commercio globale per il settore agricolo canadese.

Il dazio del 100% sull’olio di canola

Tuttavia, da questa crisi è emersa anche un’opportunità: ripensare le catene di approvvigionamento, diversificare i mercati di sbocco e riaffermare il ruolo del Canada come leader nella resilienza agroalimentare. I dazi cinesi, introdotti ad agosto 2024 e finalizzati nel marzo 2025, non sono stati semplici misure economiche, ma strumenti strategici in una più ampia guerra commerciale. Il dazio antidumping del 75,8% sul seme di canola – che rappresenta circa il 75% dei 5 miliardi di dollari annui di esportazioni canadesi verso la Cina – ha messo in evidenza il potere di Pechino in un settore chiave per l’economia canadese. Queste misure sono state una ritorsione diretta alle tariffe del 100% imposte dal Canada sull’importazione di veicoli elettrici cinesi, un’azione legata al conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina, in cui Ottawa si è allineata a Washington.

Nuovi mercati per il Canada

L’impatto sul settore è apparso drammatico. La Cina, che tradizionalmente importava circa l’80% del suo fabbisogno di canola dal Canada, ha interrotto bruscamente gli acquisti, destabilizzando un mercato fino a poco tempo fa caratterizzato da rendimenti stabili e margini elevati. Ma la crisi ha anche fatto emergere una lezione importante: l’eccessiva dipendenza da un singolo acquirente può trasformarsi rapidamente in un rischio sistemico. La necessità di diversificare i mercati, esplorare nuovi partner commerciali (tra cui India, Unione europea, Sud-Est asiatico) e rafforzare le filiere interne è diventata una priorità strategica per il governo canadese e per gli investitori del settore. Per gli analisti finanziari e gli investitori internazionaliil caso del canola rappresenta un esempio emblematico di adattamento in tempi di incertezza geopolitica.

I prezzi delle commodity agricole non dipendono più solo da domanda e offerta, ma anche – e soprattutto – dalle manovre geopolitiche globali. In questo contesto, la capacità di mitigare il rischio geopolitico diventa un elemento centrale nella valutazione dei settori agricoli. Il governo di Ottawa, attraverso politiche di sostegno, incentivi all’innovazione e nuove alleanze commerciali, sta cercando non solo di uscire dalla crisi, ma anche di rafforzare la propria leadership agroalimentare sul piano internazionale. Il futuro della colza canadese e nord-americana è tutt’altro che scritto. Sla filiera locale saprà capitalizzare la crisi per innovare e diversificare, potrebbe emergere più forte, più autonomo e più preparato ad affrontare le sfide del commercio globale post-pandemico e geopolitico.

A cura  di Domenico  Letizia
Fonte: ItaliaReportUsa.it

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