Lo stupro di Palermo riguarda tutti noi

 



Ormai, si parla sempre più spesso di stupri, violenze, molestie, femminicidi, sono tutte figlie di una radice patriarcale, che andrebbe snaturata, perché oramai, questa realtà dovrebbe incominciare a far ragionare le nostre coscienze.

I giornali nei giorni, più caldi dell' estate riportano una notizia, accaduta il 7 luglio e si tratta, "Di uno stupro di gruppo a Palermo". Un titolo che non necessita maggiore enfasi, perché si può comprendere da solo e parla lui stesso per noi, fa sdegno sentire di una povera ragazza di 19 anni stuprata per ore e obbligata a ubriacarsi e drogarsi in un locale del quartiere popolare della Vucciria, poi in seguito violentata da un branco di 6 uomini, mentre un settimo filava tutta la scena dell' orrore, successivamente, la ragazza è stata abbandonata.

Cronaca di una notte infernale, indimenticabile per la giovane ragazza, che dovrà convivere con questo, miracolosamente la 19 enne ha avuto il coraggio di chiamare un' ambulanza, per poi denunciare con molta forza l' accaduto alla polizia, mentre i suoi aguzzini si allontanavano in fretta per andare a mangiare un boccone in rosticceria. Ci sentiamo, in quelle situazioni, colpevoli, vulnerabili, fragili, è in fondo lo stupro di Palermo, riguarda tutti noi, perché poteva capitare a nostra figlia, nostra sorella. 

Esiste una responsabilità collettiva, di ciò che è successo. che non si può negare o nascondere.

Incominciamo dal barista: "Tu dalle da bere, poi ci pensiamo noi", gli dice uno dei ragazzi. Lui esegue l' ordine, come fosse impossibile immaginare, come sarebbe finita la serata. 

Se l'uomo, invece si fosse rifiutato? E avesse incominciato a fare domande alla ragazza, magari parlandole in disparte? Nulla di tutto ciò, è successo la comitiva ha incominciato a farla bere, sapendo che quello sarebbe stato l' inizio della fine. E nessuno che si è accorto di nulla, sul tratto di strada che separa la Vucciria dal Foro Italico? Come è possibile? 

La ragazza riferisce nei suoi ricordi:" Mi hanno fatto camminare dai Quattro Canti a scendere verso il mare". Un tratto di strada di almeno 1 km, sempre dritto, senza interruzioni o luoghi dove appartarsi, riferisce ancora: "Ero sola con questi ragazzi, in tutto sette, due mi toccavano il seno e gli altri mi toccavano le parti intime e gli altri ridevano". Difficile restare indifferenti, eppure.

Ci sono i ragazzi che hanno consumato la violenza e quelli che hanno girato e postato il video. I social li hanno già condannati come bestie, e per loro hanno invocato , le pene più severe, compresa la famosa "castrazione chimica", su cui si è tanto discusso in passato.  

Commenti

Post popolari in questo blog

La rettocolite ulcerosa: cos'è? La testimonianza di Giorgia Cirulli

Tayla Clement: la ragazza che non può sorridere

Violenza o informazione?