L' educazione è l'unica soluzione per combattere la cultura patriarcale

 



I femminicidi avvengono tutto l' anno ogni anno, ma quando un caso riesce a procurare sufficiente rabbia da raggiungere l'attenzione mainstream allora a quel punto si cominci a parlare di soluzioni.

Ogni volta sta succedendo dopo la morte di Giulia Cecchettin, ventidue enne uccisa dal suo fidanzato Filippo Turetta. Sui social il dibattito è molto accesso perché la sorella di Giulia, è stata chiara nel mandare un messaggio a tutta Italia, la violenza di genere si combatte solo con un cambio culturale nella mentalità maschile.

Sono anni che le associazioni che si occupano della violenza contro le donne ripetono costantemente che è fondamentale un cambio a livello di mentalità eppure c'è chi parla di ideologia femminista, di attacco agli uomini, di slogan contro il patriarcato. Forse chi non si occupa costantemente di queste tematiche può percepire questi discorsi come frasi fatte, ma dietro ci sono decenni di studi che lo dimostrano. Del resto anche il Preambolo alla Convenzione di Istanbul indica la violenza di genere come una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione da parte degli uomini nei loro confronti. Dire che siamo immersi in una cultura patriarcale significa questo riconoscere che nella nostra società le donne sono ancora penalizzate da molti punti di vita. Dire che la società è intrisa della cultura dello stupro, significa riconoscere l' aggressività maschile verso le donne è normalizzata, che le battute e gli scherzi sui corpi femminili in televisione sono accettati, mandati in onda tv e l' idea che le donne siano un possesso degli uomini è accettata se non lasci che la tua ragazza balli sola è normale vuol dire che sei geloso. La gelosia è vista come possessività e dunque nella nostra cultura come gesto d' amore.

Il cambio culturale passa anche attraverso le suole, ai media, ai tribunali, non è qualcosa di semplice e lineare, è piuttosto una presa di coscienza sia collettiva che personale che riguarda il singolo quanto le istituzioni. Quando si parla di educazione maschile se ne parla perché in base alle statiche, gli uomini sono la maggioranza degli omicidi e la totalità dei femminicidi. In questo c'è un gap a livello culturale e educativo come fanno capire le donne da da decenni, è necessario riconoscere l' importanza di un educazione sessuale affettiva in grado di spingere a una migliore gestione delle emozioni e al rispetto della libertà altrui e del consenso. A questo è fondamentale anche aggiungere politiche volte a smantellare la violenza sistematica che passano attraverso il finanziamento di centri antiviolenza, la formazione di chi si occupa di questi temi, i redditi di indipendenza, i percorsi di inserimento lavorativo delle sopravvissute, i numeri di segnalazione delle violenze. Bisogna finanziare i centri antiviolenza di chiedere aiuto a chi ne ha bisogno.

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