Fast Fashion il lato oscuro di un paio di jeans




L' industria della moda celebre per la sua creatività e innovazione, si trova oggi ad affrontare  una sfida di proporzioni globali. In un modo sempre più dominato dalla frenesia del consumo, e dalla rapida obsolescenza, la moda ha assecondato le richieste del ceto medio di consumatori, rendendo accessibili prodotti di bassa qualità e prezzi contenuti. A differenza di quanto si possa pensare, il fast fashion non è un modello recente, ma ha radici negli Stati Uniti negli anni ottanta per competere all' industria della moda tradizionale, basata su principi di durabilità, qualità, e creatività. Il Fast Fashion fa capo al Quick Response Method, una soluzione studiata dai grandi marchi del fashion per produrre migliaia di capi pronti al rifornimento quotidiano dei negozi, spesso accusati di minare la proprietà intellettuale dei designer che dettano tendenze. 

Questo complesso sistema non solo evidenzia il divario politico e ambientale tra il Nord e il Sud del Mondo, ma si confronta anche con sfide cruciali in termini di sostenibilità e impatti sociali. Questa strana storia che coinvolge quattro continenti per un paio di jeans, rivela una ciclabilità incessante del precesso. Inizia con l' estrazione di risorse e materie prime in Africa, prosegue con la manifattura in Bangladesh e finisce sugli scaffali di un grande negozio europeo. I ritmi del fast fashion trasformeranno presto il nostro jeans in un prodotto di scarto che finirà di nuovo in Africa.

La moda è la tra le industrie più inquinanti del mondo, contribuisce con il 17-20 percento dell' inquinamento globale attraverso gli scarichi contenenti sostanze chimiche coloranti dannosi per la fauna aquatica e per la salute umana. Genera anche il dieci percento delle emissioni di carbonio mondiali, oltre ai danni causati dalla produzione e dal trasporto dei prodotti, i vestiti dismessi e indesiderati specialmente dai consumatori del Nord globale, stanno creando enormi cumuli di rifiuti nel Sud del Mondo. 

Il ciclo di vita di un prodotto fast fashion è un intricato processo che attraversa diverse fasi, dall' approvvigionamento delle materie prime al destino finale del prodotto, spesso aggravato dalla pratica dei resi e dai problemi legati al fine vita del prodotto. Al centro della moda contemporanea si trova la necessità di reperire matrie prime che delineano un quadro di approvvigionamento caratterizzato da disuguaglianze e disparità geografiche. E' nei paesi del Sud del mondo che si coltiva il cotone e si ottengono le fibre sintetiche attraverso processi chimici basati su petrolio o gas naturali. Questa pratica sebbene abbia favorito lo sviluppo dell' industria tessile, solleva preoccupazioni per lo sfruttamento delle risorse idriche, l' uso di pesticidi pericolosi per l' ambiente e la salute umana oltre alle condizioni socio-sanitarie dei lavoratori che arrivano ad essere pagati quattro centesimi per capo realizzato. 

I prodotti finiti si mettono così in viaggio e attraversando il pianeta dal Sud al Nord del mondo per raggiungere negozi fisici, e-commerce, permettendo alla moda fast fashion di rispondere prontamente alla ultime tendenze. La natura usa e getta spinge a un rapido turnover degli indumenti, on frequenti acquisti e cambi di guardaroba. In questo contesto la pratica del reso gratuito fa da cassa di risonanza per l' insostenibilità del modello. L' analisi della filiera logistica dei resi rivela un impatto ambientale significativo, con la maggior parte dei prodotti restituiti destinati alla discarica o a costosi processi di riqualificazione. 

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