Il World Economic Forum ha pubblicato il proprio piano per la "transizione alimentare"



Il World Economic Forum ha stilato una sorta di piano relativo alla cosiddetta "transizione alimentare" che prevede il rinnovamento e la reinvenzione dell' intero settore al' insegna della sostenibilità e della salute umana e ambientale. E' quanto si legge in un articolo pubblicato sul sito del forum di Davis intitolato "Renovation and Reinvention are key to saving our food system. Here's why".

La transizione alimentare mira a rimodellare il modo in cui la società, consuma, distribuisce e scarta il cibo. La portata del cambiamento è simile alla transizione energetica. Il riorientamento verso un' economia a basse emissioni di carbonio richiede interventi a ogni livello di strategia. Il piano si inserisce nel contesto più ampio relativo alla "crisi climatica" e ha come obbiettivo come quello di ridurre le emissioni di carbonio e trovare modelli di produzione e consumo meno impattati e qualitativamente migliori per la salute umana, posto che questo modello mostra presenta diverse e gravi criticità. Tuttavia il rischio è quello che di fatto si può considerare l' associazione di categoria internazionale delle multinazionali colga l' occasione per creare nuove attività speculative anche con il contributo i fondi pubblici e per accentrare ulteriormente nelle mani di pochi grandi gruppi il controllo dell' alimentazione umana. 

Il piano presentato nell' articolo del WEF prevede due fasi di cambiamento, il rinnovamento, che dovrebbe apportare miglioramenti lungo tutta la catena nel valore alimentare, e la reinvenzione che punta invece a un cambiamento sistematico. Vale a dire al cambiamento della produzione alimentare, in modo di alterare le strutture sottostanti all' interno della moderna industria alimentare. Nello specifico la prima fase di questo piano prevede la riduzione di questi ingredienti e dei componenti più dannosi del cibo, in particolare quello industriale e il miglioramento del profilo nutrizionale dei prodotti è possibile aggiungere ad esempio più fibre e micronutrienti ma anche più probiotici. Ad esempio se una multinazionale alimentare aggiungesse cereali integrali nella sua di produzione di snack, potrebbe aumentare l' assunzione di fibre da parte degli americani del cinque percento entro il 2030 si legge. 

La seconda fase prevede la reinvenzione richiede una visione radicale delle categorie di prodotti e delle tecnologie reinventando il modo in cui il cibo viene prodotto, distribuito e consumato per enfatizzare la disponibilità la nutrizione e la sostenibilità. Essa include l' introduzione di proteine alternative e un ' alimentazione personalizzata. Le proteine alternative svolgerebbero un ruolo importante per ridurre l' impatto complesso delle catene di approvvigionamento alimentare.  Secondo gli autori dell' articolo i rapidi progressi della ricerca e sviluppo a base vegetale, nonché nelle proteine vegetali o animali bioindentiche, nei grassi o negli oli prodotti attraverso la fermentazione di precisione e le biotecnologie coltivate da cellule, stanno aprendo spazi per la reinvenzione. Vengono anche citati di esempi di multinazionali che stanno seguendo questo modello tra cui Nestlé, la compagnia svizzera, infatti, ha sviluppato una polvere proteica priva di sostanze animali, bioindentica nelle proteine del siero del latte. Si tratta di soluzioni preparate in laboratorio che richiedono attrezzature e cospicui investimenti sarà prerogativa dei grandi gruppi industriali e finanziari. Per quanto riguarda l' alimentazione personalizzata, quest' ultima verrebbe sviluppata attraverso l' intelligenza artificiale e l' analisi dei dati, creando diete uniche in base al corredo genetico. La reinvenzione poi prevede anche l' accorciamento della filiera alimentare, promuovendo la distribuzione diretta dal produttore al consumatore. 

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