Si parla solo di concessioni balneari ma in Italia a sparire sono le spiagge libere

 



Direttiva Bolkestein, autorizzazioni, lidi in sciopero questi gli argomenti che dominano la narrazione relativa alle spiagge italiane, da mesi al centro dell' attenzione mediatica per il braccio di ferro UE- Meloni in materia di concessioni balneari. Eppure mentre tutti parlano di chi debba avere il diritto di gestire le spiagge italiane, i nostri litorali vengono silenziosamente sempre più mangiati da un' ondata di liberalizzazione e privatizzazione sfrenata. Di fronte alle interessanti richieste di fornire un serio rapporto sulle spiagge italiane, il Governo non fa altro che proporre i soliti dati fumosi per salvare il salvabile e mantenere le promosse fatte in campagna elettorale, le spiagge in Italia sarebbero pari al 33 percento della aree disponibili, quindi ci sarebbe spazio solo per mantenere salde le concessioni già attive, ma addirittura per elargirne di nuove. Questi  numeri paiono tuttavia lontano della realtà, sembrano piuttosto sembrano dimostrare quanto l' Italia sia ancora indietro nel fornire un' adeguata mappatura delle proprie spiagge. 

I lavori di mappatura delle spiagge sono stati portati avanti con fine di escludere le concessioni sui litorali italiani delle cosiddetta direttiva Bolkestein, una direttiva dell' Unione Europea che ruota intorno al tema delle liberalizzazioni delle concessioni balneari, obbligando gli Stati a indire nuovi bandi pubblici per le loro assegnazioni. Dopo una prima provvisoria relazione solo il 19 percento delle spiagge italiane risultano occupate. I dati tuttavia, erano interamente sfalsati, per redigere il primo rapporto il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha considerato i numeri forniti dal SID, includendo su sua stessa ammissione l' intero litorale del Bel Paese, nel documento si legge in fatti per la quantificazioni della linea di costa, il tavolo ha ritenuto di considerare tutto il litorale a prescindere dalla sua morfologia. C'è comunque da sottolineare che la superficie delle spiagge italiane balneabili risulta ancora oggi ignoto. L' ISPRA, in Italia rimangono appena 120 chilometri quadrati della superficie lineare della costa italiana. 

Già il fatto che due diverse fonti dotate dello stesso grado di ufficialità forniscono dati differenti risulta a dir poco problematico. Resta tuttavia saldo che si comprano i dati della superficie delle spiagge elaborati dall' ISPRA con quelli utilizzati dal rapporto preliminare del MIT, si ottiene una percentuale pari oltre il 64 percento della superficie dei litorali occupata da stabilimenti balneari, ben lontana dal 33 percento rivendicato dal Governo. Ma non finisce qui a fine ottobre infatti è stata pubblicata dal MI, che rivendicando i numeri, ha concluso che a essere occupata da stabilimenti balneari sarebbe il 33 percento della aree disponibili, formulata a dir poco fumosa e poco limpida. Il documento ufficiale non è pubblico, ma diverse fonti giornalistiche parlano di 127 milioni di metri quadrati si superficie occupata, il che significa che 127 chilometri quadrati sarebbero riservati agli stabilimenti balneari, più della stessa totalità delle spiagge secondo i dati ISPRA. 

Oltre all' assurdità di tale dato come sottolinea Legambiente nel suo report Spiagge Italiane 2024 anche nel caso del calcolo finale è stato effettuato sul totale della costa italiana e non sulle aree balneari e di costa bassa. Anche L' Unione Europea se n'è accorta e ha avviato una procedura di infrazione contro Roma. Il tema delle concessioni in ogni caso, non si può ridurre al solo numero di spiagge libere presenti in questo momento sul territorio italiano. A quantità di litorali pubblici è sempre più piccola a fine 2023 secondo l' ultimo rapporto di Unioncamere sarebbero state 7.244 le imprese registrate nel settore della stagione degli stabilimenti balneari, numero in crescita rispetto al 2022. Sempre secondo Unioncamere la costa romagnola sarebbe quella che ospita il maggior numero di stabilimenti balneari. I dati di Unioncamere va rimarcato cozzano con quelli forniti da Legambiente, che ragiona su ordini numerici più grandi, solo nel 2021 l' associazione ambientalista contava infatti 12.000 stabilimenti balneari. Agli stabilimenti vanno aggiunte altre strutture di natura antropica e il fenomeno dell' erosione delle coste, che come sottolineato da un rapporto dall' ISPRA stanno finendo per restringere sempre di più i litorali italiani. 



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