Microplastiche nelle placente: nel 54% dei casi si tratta di polietilene
E' stato condotto uno studio dai ricercatori dell' Università del New Mexico, dove esaminando 62 placente per scoprire la presenza di microplastiche, attraverso l' utilizzo di microscopi a fluorescenza e spettroscopia infrarossa. Analizzando, le placente i ricercatori sono giunti alla conclusione che la plastica, più presente, è quella più comune, cioè il polietilene, utilizzato per realizzare sacchetti e bottiglie di plastica.
I risultati infatti, hanno mostrato come, in tutti i campioni analizzati hanno rilevato tracce di microplastiche, principalmente composte da polietilene (ben 54% dei casi), PVC e nylon, ma anche la presenza di altri polimeri. Questi materiali vengono solitamente usati per confezionare cibo, per le bottigliette di plastica, ma anche nei cosmetici e anche, in altri oggetti usati quotidianamente.
Già nel 2020 l' Ospedale Fatebenefratelli di Roma , in collaborazione con l' Università Politecnica delle Marche, aveva dimostrato la presenza di microplastiche nella placenta umana, dando inizio a un nuovo filone di ricerca. Alcune parti delle microplastiche erano state trovate, anche nella parte della placenta vicino al feto, generando sui dubbi sui possibili pericoli e i potenziali rischi per la salute dei neonati.
Non c'è ancora, uno studio unanime sulle conseguenze delle microplastiche sul corpo umano, ma questo studio mette in evidenzia inequivocabilmente come sia sempre più crescente. Questo caso solleva questioni su ciò che mangiamo, respiriamo e utilizziamo quotidianamente.
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