Il linguaggio serve veramente per pensare?
Al contrario di quanto ipotizzato da numerosi studiosi moderni che sostenevamo che usiamo la comunicazione per ragionare, il linguaggio risulta uno strumento di divulgazione piuttosto che di pensiero, lo riporta una nuova revisione scientifica della letteratura che ha analizzato gli studi effettuati negli ultimi decenni e pubblicati sulla rivista Nature. Secondo gli autori sebbene lo sviluppo del linguaggio abbia indiscutibilmente trasformato la storia umana, non sembra tuttavia prerequisito per il pensiero complesso, incluso il pensiero simbolico. Al contempo la lingua è una grande strumento per la diffusione del sapere culturale. E plausibilmente si è evoluta con le nostre capacità di pensiero e ragionamento e riflette soltanto, piuttosto che darle origine, la sofisticazione tipica della coniugazione umana, hanno concluso gli autori.
Platone pensava che il linguaggio fosse essenziale per sapere, in quanto il pensiero è una silenziosa conservazione interiore dell' anima con sé stessa. Tale interpretazione è stata condivisa anche da numerosi studiosi moderni, che a partire dagli anni '60 del Novecento hanno sostenuto che l' essere umano usa il linguaggio per ragionare e sviluppare altre forme di pensiero, in quanto se c'è un brave deficit di linguaggio, ci sarà allo stesso tempo un grave deficit di pensiero.
Alcuni studenti rimasero convinti da questa assioma, tra questi vi era Evelina Fedorenko, professoressa associata presso il McGovern Institute For Brain Research, ma molte delle cose dette sono state semplicemente dichiarate come se fossero fatti, nonostante la mancanza di prove, ha dichiarato la scienziata del MIT.
Dopo quindici anni di ricerche e analisi della letteratura esistente, il suo lavoro l'ha portata da una conclusione, quando inizi a valutare, semplicemente non trovi supporto per questo ruolo del linguaggio del pensiero. La dottoressa Fedorenko e il suo team hanno scoperto che i risultati a riguardo suggerivano che le stesse regioni del cervello abilitate al linguaggio fossero attive anche quando le persone ragionavano ed eseguivano calcoli, erano frutto di osservazioni imprecise e che utilizzavano scanner più potenti si giunge a conclusioni opposte. Ad esempio alcuni studi hanno sottoposto gli individui all' ascolto di frasi senza senso seguite da frasi vere e poi alla risoluzione di problemi come i puzzle. Scansionando il cervello si è scoperto che le stesse regioni che lavoravano duramente mentre vanivano elaborati pensieri elaborati e complessi silenziosi quando gli esperimenti si basavano solo su questioni linguistiche. Ma le evidenze a riguardo non finiscono qui in quanto altri studi effettuati su lesioni celebrali punterebbero alla stessa direzione, gli scienziati hanno spiegato infatti che ictus e altri danni al cervello possono spazzare via quasi completamente la rete neurale adibita al linguaggio lasciando le persone in difficoltà nell' elaborazione delle parole e dei messaggi. Tuttavia, altri esperimenti hanno dimostrato che le stesse persone non riscontrano problemi ad interpretare numeri e calcoli matematici, suggerendo quindi la stessa tesi degli autori.
Il linguaggio quindi servirebbe principalmente alla comunicazione sebbene non sia l' origine del pensiero, sarebbe strettamente collegato alla sua evoluzione, e questo si nota per esempio nell' ottimizzazione delle lingue per trasferire informazioni in modo più efficace e pratico. Secondo uno studio le parole usate più di frequente sono brevi e così facendo si accelera il flusso di informazioni, mentre un' altra ricerca basata su 37 lingue ha scoperto che vi è la tendenza universale nello scegliere le parole in modo che il loro significato combinato sia più facile da capire. Il linguaggio sarebbe quindi strettamente collegato al suo pensiero, ma non sarebbe la sua origine. Infatti Kyle Mahowald, un ricercatore del settore non coinvolto nello studio, ha aggiunto che separare le due attività celebrali potrebbe aiutare a spiegare perché le intelligenze artificiali svolgono particolarmente bene alcuni compiti ma risultano inadeguate in altri mentre Guy Dove professore di Filosofia dell' università di Louisville, ha concluso non c'è bisogno del linguaggio per avere pensieri, ma può essere un miglioramento.
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