Il fenomeno Barbie basta un film per fare record
Che sarebbe diventato un fenomeno globale di costume era chiaro sin dall' annuncio del progetto. Non può essere altrimenti quando porti sullo schermo una delle icone pop più celebrate negli ultimi decenni, entrata negli anni Sessanta in poi nelle case di tutto il mondo, gioia per milioni di bambine, ossessione per schierare collezionisti disposti a sborsare qualunque cifra per accappiarsi un pezzo raro.
E infatti pure i botteghini italiani festeggiano si colorano di rosa festeggiando i 2,1 milioni di euro di Barbie in un solo giorno. Distribuito da Warner in oltre 600 sale, il film diretto dall' americana Greta Gerwing sta chiamando a raccolta folle di spettatori eterogenei grandi, piccoli, curiosi di vedere la prima versione di Barbie in live action.
Interpretata da un' attrice che più in parte non si può Margot Robbie, la vera artefeci del progetto.
Tra i pink carpet, palloncini dress code rigorosamente rosa, gadget e la possibilità di fare parte di un sogno grazie ai Barbie Self Generator, ci sono messi anche gli Influencer, membri attivi della campagna pubblicitaria, contattati per promuovere attraverso i propri social un film che non hanno esistano a definire un capolavoro assoluto da non perdere per nessuna ragione al mondo. Riportare il pubblico in sala è una priorità assoluta quello del botto fatto da Barbie è una splendida notizia, soprattutto perché il successo in una stagione estiva è un' altro grande traguardo raggiunto.
Le campagne promozionali hanno d' altra parte cambiato forma e strategia, e qualunque spettatore che abbia un account su un social media è destinato a diventare a suo malgrado, testimonial di prodotti, che siano essi magliette, scarpe o film. L' importante però non è rinunciare al discorso critico che un film lasciandosi condizionare dall' entusiasmo di una serata a inviti.
Perché spesso è proprio una recensione positiva, e non certo il red carpet, a mandare qualche spettatore in più nelle sale.
Se il film Gerwing ha il merito di costruire in maniera straordinaria Barbieland e di giocare con il mito della perfezione raccontandoci una barbie in crisi, ossessionata da pensieri di morte piedi piatti e cellulite alle prese con un Ken che dopo anni di umiliazioni scopre i vantaggi del patriarcato non si può essere altrettanto entusiasti della sceneggiatura che la regista ha scritto con il compagno Noa Baumbach uno dei nomi di spicco del cinema indipendente americano.
Barbie fa l' errore di celebrare Mattel esaltando ad esempio la linea diversity lanciata dall' azienda poco meno di dieci anni fa con la produzione di bambole di diverse fisicità.
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