Arrivano le lezioni contro la violenza di genere a scuola?




Dopo settimane in cui si parla di molestie sessuali e violenza di genere, con casi sempre più agghiaccianti in prima pagina arrivano le prime soluzioni.

C'è chi chiama in causa la castrazione chimica e chi punta il dito contro la pornografia. Finalmente dopo giorni di dibattiti qualcuno ha centrato il punto, l' educazione sessuale, che in Italia manca completamente. Attualmente non è obbligatoria nelle materie e ogni istituto è libero di inserirla o meno con le modalità che preferisce.

Ora il governo ha proposto di introdurre delle lezioni di sessualità da settembre a novembre per combattere la violenza. A chiedere che qualcosa venga fatto in termini di educazione sessuale nelle scuole sono state diverse categorie insegnanti, magistrati e psicologi. Il ministro dell' Istruzione Giuseppe Valditara ha risposto all' appello con un progetto di educazione sessuale, da intendere come corsi di formazione specifica sulla parità di genere, il rispetto dell' altro sesso e contrasto di ogni forma di residuo maschilismo e machismo. 

Non è chiaro se saremo coinvolti tutti gli studenti dalle superiori o solo quelli dell' ultimo anno o solo quelli del triennio ma presto le linee verranno inviate ai presidi e potremmo capire meglio di cosa si tratta. 

In molti paesi europei l' educazione sessuale e affettiva è una materia obbligatoria alla pari della altre questa soluzione invece, se davvero si concluderà a novembre, sembra più che altro nata sull' onda dei casi di cronaca di questo periodo. Difficilmente basterà un ciclo di lezioni per scardinare stereotipi così radicati.

Valditara poi ha spiegato che le lezioni saranno tenute dagli studenti per gli studenti secondo il modello della peer education. Per quanto riguarda il coinvolgimento dei ragazzi sia importante, c'è il rischio di far passare certi discorsi come opinabili senza dare credito agli esperti che si occupano di tematiche di violenza di genere da decenni. Certo nel progetto, come riporta il Messaggero, sembra inclusa la possibilità di coinvolgere psicologi, avvocati, o rappresentanti di associazioni di difesa delle vittime di violenza, ma il tutto pare demandato alla scelta dei singoli istituti. Per ora aspettiamo di saperne di più, tenendo a mente che le vittime di violenza si meritano che il problema venga affrontato con la massima serietà, in modo strutturato continuativo e con massima competenza. 

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