A che punto siamo con il Pnrr sulla parità di genere

 


In un quadro generale di ammodernamento del Paese, il Piano Nazione di ripresa e resilienza approvato tre anni fa in risposta all' emergenza Covid-19 avrebbe dovuto comprendere riforme strutturali per giovani e donne. Eppure è proprio la inclusione sociale a sostegno dell' empowerment femminile a a contrasto alle discriminazioni di genere la missione del Pnrr che rischia di uscire più indebolita dai continui correttivi messi in atto dai governi che si succediti nell' ultimo triennio. Nonostante la soddisfazione dell' esecutivo, che la settimana scorsa ha approvato in via definitiva alla camera il Decreto Legge Coesione, che contribuisce per due anni a esoneri contributivi al cento per cento dei datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato giovani under 35 e donne, a eccezione dei lavori domestici, e nei casi di apprendistato, l' occupazione femminile sembra un obbiettivo mancato o peggio dimenticato dal Pnrr.

A che punto siamo con il Pnrr sulla parità di genere 

La Commissione Europea ha appena approvato il pagamento ella quinta rata del Pnrr che ammonta a 11 miliardi di euro, 400 milioni in più rispetto alla richiesta iniziale di 10,6 miliardi di euro fatta a dicembre 2023. L' aumento è dovuto al fatto che l' Italia ha anticipato con successo altri due obbiettivi con scadenza era originariamente prevista a dicembre 2024, totalizzando 113,5 miliardi di euro di incassi su un totale previsto di 194 miliardi di euro pari al 58,4 percento del Pnrr. A dirlo è il report del progetto "dati per contare statiche e indicatori di genere per un Pnrr più equo" , che permette un monitoraggio civico del gender procurement degli appalti del Pnrr.
Si parla spesso delle rate del Pnrr e il governo è ossessionato dal raccontare che è il primo della classe in Europa per risorse ottenute. Ma il punto centrale non è più ottenerle ma mettere a terra i progetti rispettando allo stesso tempo gli obbiettivi trasversali per ridurre i divari territoriali, generazionali e di genere. Su questi ultimi il governa non attua linee guida, manca trasparenza e condivisione dei dati e degli indicatori essenziali per capire se stiamo lavorando per ridurre i divari di genere. Troppe le deroghe per evitare le assunzioni di donne e in quasi il sessanta percento dei casi senza esplicitare adeguata motivazione. 
Il report sottolinea la difficoltà a recuperare dati puntuali sul coinvolgimento delle donne, solo il 53 percento dei progetti prevede almeno un indicatore di riferimento di persone fisiche, dei 106 di benessere e sostenibilità presenti e della loro collocazione nel framework Sdg dell' agenda 2030, solo quattro hanno esplicitato l' impatto di genere. Purtroppo i dati di Anac, meritevolmente rielaborati nel Rapporto, mettono in evidenza come gli incentivi normativi previsti dal Pnrr abbiano prodotto risultati molto inferiori a quelli sperati. Troppe volte si è fatto ricorso alle deroghe senza una adeguata motivazione spiega Giuseppe Busia, presidente Anac, Autorità Nazionale Anticorruzione. Quello che viene chiesto alle istituzioni è una piena trasparenza e un aggiornamento semestrale sul Pnrr per garantire una verifica del cronoprogramma degli interventi e un riscontro diretto da parte della cittadinanza. L' obbiettivo è quello di fare in modo che il Pnrr possa essere monitorato rispetto ai suoi reali impatti sulla qualità di vita delle donne e sulla concreta diminuzione delle disuguaglianze. 


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