Attacchi di panico ecco come si scatenano nel cervello

 



Dolore al petto, battito accelerato, fame d' aria, sudorazione a mille, paura di morire sono i sintomi inconfondibili degli attacchi di panico, episodi in cui si è colti da una forte ansia anche in assenza di un apparente pericolo. Un gruppo di neuroscienziati statunitensi è ora riuscito a creare delle regioni celebrali, delle connessioni e dei neuroni coinvolti in questi eventi. Un circuito che si potrebbe prendere di mira farmacologicamente per spegnere gli attacchi di panico. 

La scoperta è stata pubblicata su Nature Neuroscience.

Un nuovo bersaglio

In precedenza si pensava che l' amigdala, il centro della paura del cervello, fosse il principale responsabile degli attacchi di panico, dice Sung Han professore associato del Salk for Biological Studies e primo autore dello studio. Ma persino che le persone con l' amigdala danneggiata possono avere attacchi di panico, perciò sapevamo che dovevamo guardare altrove. Ora abbiamo trovato uno specifico circuito fuori dalla amigdala collegato agli attacchi di panico, e che potrebbe ispirare nuovi trattamenti, per questo disturbo diversi dei farmaci attualmente in commercio disponibili che prendono tipicamente di mira il sistema celebrale della serotonina. 

Allarme pericolo

I ricercatori si sono piuttosto concentrati su una zona del cervello chiamata nucleo parabrachiale laterale che si trova nel ponte, un' area anatomica del tronco encefalico. Questa porzione di cervello è considerata una centralina di allarme del sistema nervoso, e controlla anche il ritmo respiratorio, velocità del battito cardiaco e temperatura corporea. Studiando il suddetto nucleo nei topi, il team ha avuto la conferma nel suo ruolo nel generare gli attacchi di panico e i sintomi fisiologici ed emotivi ad essi collegati. Inoltre il PBL produce un neuropeptide ossia un messaggio chimico, che dovrebbe avere un ruolo chiave nel regolare le risposte allo stress. 

Un possibile interruttore 

Quando hanno provato a simulare attacchi di panico ai topi, gli scienziati hanno osservato un rilascio e la ricezione del neuropeptide in questione chiamato PACAP, producendo il comportamento associato agli attacchi di panico, mentre l'inibizione di questo segnale riduceva i sintomi una scoperta promettente per futuri trattamenti farmacologici. 

Disturbi a confronto 

Secondo gli autori dello studio, rintracciare il percorso specifico dell' origine degli attacchi di panico è importante anche per distinguere questi episodi alla generica ansia, che non include i sintomi fisici degli attacchi di panico e non sorge in modo così spontaneo e incontrollabile, ma ha una componente mnemonica ed è attività da sintomi più prevedibili. 

 

 

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