Accumulatori: non riescono a buttare via nulla. L' indekit di chi conserva tutto
Ci sono persone che nella vita, spesso non riescono a separarsi dagli oggetti, e in alcuni casi può trasformarsi, in una vera e propria ossessione. Ognuno di noi, nell' arco del suo percorso diventa un po' prigionieri di certi oggetti, magari per motivi affettivi o semplicemente, perché sono "arnesi" che hanno accompagnato la nostra vita. Soffitte, garage e cantine piene di questi oggetti, palesemente non utilizzati e che rimarranno lì, anche in futuro. E' un fenomeno normale e molto diffuso.
Il disturbo
E' abbastanza normale nella vita delle persone conservare arnesi, che per noi rappresentano un cero legame affettivo importante, come il biglietto dell' Interrail, un vestito che certamente non useremo più o l' involucro di un cioccolatino. Per alcune persone, questa difficoltà a separarsi dalle cose, può trasformarsi in una vera e propria ossessione, è allora è probabile che ci si trovi di fonte a un disturbo psicologico detto << hoarding >>, termine inglese che vuol dire, << accumulazione >>. Oltre, alla difficoltà di separarsi dagli oggetti inutili del proprio passato, il disturbo può essere caratterizzato, anche da un esagerato accaparramento di beni appena acquistati, quindi dalla tendenza all' accumulo.
Secondo, recenti studi circa il 2,5 % della popolazione soffrirebbe di hoarding, che è anche entrato nel DSM-5 ( Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, quinta edizione).
Le motivazioni
Ma come mai gli oggetti possono essere caricati di tanto significato affettivo da essere accumulati senza senso? Caterina Novara, professore associato nel Dipartimento di psicologia generale dell' Università di Padova e coautrice di un articolo sul disturbo da accumulo PloS One, ha dichiarato: << Spesso, conserviamo oggetti che non hanno alcun valore economico ma solo sentimentale, perché ricordano un evento e buttarli, sarebbe come, perdere il ricordo e la rispettiva emozione positiva >>. << Altre volte invece, conserviamo un oggetto perché pensiamo che "in futuro potrebbe servirci", perché "lo so che è perfettamente inutile ma è bello", perché buttare è uno spreco e ci sentiamo responsabili per il futuro e per la salute del pianeta o della memoria collettiva. Altre volte, invece, ci sentiamo vulnerabili di fronte a quegli oggetti ci danno un senso di sicurezza, stabilità >>.
La dottoressa spiega che: << le motivazioni che portano la maggior parte delle persone a conservare oggetti, sono le stesse che riferiscono i pazienti di accumulo, i quali però soffrono, di un vero e proprio disturbo e provano un' intensità emotiva più elevata e possono avere anche, altri disturbi.
Talvolta la loro casa risulta ingombra di oggetti, al punto che gli spazi ne sono completamente occupati.
L' indekit dell' accumulatore
Tra gli elementi che contraddistinguono chi soffre di un disturbo da accumulo, ci sono difficoltà a prendere decisione a categorizzare gli oggetti, oltre a un alterazione delle funzioni concernenti la memoria, un perfezionismo estremo e la continua preoccupazione di fare errori. Caterina Novara, dice ancora: << Conservare gli oggetti permette di non prendere la decisione di disfarsene, eludendo così la preoccupazione di commettere un errore. >> << Gli accumulatori pensano che sia meglio non disfarsi di niente, perché nel tempo gli oggetti potrebbero acquisire valore e conservarli permette di evitare la sensazione di perdita e privazione affettiva. Ci sono quindi, delle caratteristiche specifiche degli accumulatori, come l' eccessivo attaccamento emotivo agli oggetti, la necessità di mantenere un controllo su di essi, il perfezionismo >>.
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