Concedo mestruale per endometriosi e adenomiosi: non è un utopia ma realtà in Portogallo. Con una legge che riconosce l' endometriosi come patologie croniche, il  Paese garantisce alle lavoratrice e studentesse che  soffrono di dolori mestruali gravi e invalidanti il diritto di tre giorni di assenza giustificata al mese. Senza penalizzazioni economiche  e accademiche. 
Parlare di mestruazioni liberamente è il primo passo per abbattere il tabù che opprime i corpi delle donne. E, promuovere l'inserimento nella legislazione lavorativa del congedo mestruale, aiuterebbe, in diversi Paesi: tra cui il Portogallo, più recentemente si tratta di una realtà consolidata. Mentre in Italia la discussione sul tema è neonata e ancora in corso. L' ultima spinta del Portogallo dimostra che i tempi sono ben maturi per andare avanti. 
Cosa prevede  il congedo mestruale in Portogallo 
La legge sul congedo mestruale in Portogallo è frutto di una proposta presentata dal blocco de Esquerda e approvata con la maggior parte del sostegno delle forze politiche, ad eccezione di Psd e Cds, contrari a uno degli emendamenti collegati. L' entrata in vigore delle legge è un traguardo importante che come ha sottolineato la presidenza del consiglio della repubblica in una nota, riconosce le specificità cliniche e sociali di patologie spesso invisibili e trascurate. 
Oggi chi in Portogallo soffre di endometriosi e adenomiosi e convive con dolori mestruali invalidanti, ha diritto fino a tre giorni di congedo retribuito al mese, senza dover presentare ogni volta un certificato medico: basta una diagnosi clinica. Non sono previste decurtazioni dello stipendio, né penalizzazioni scolastiche o lavorative. Segna un passo fondamentale verso una società che fa luce sul dolore mestruale abbattendo lo stereotipo sessista per cui le donne debbano "sopportare in silenzio". La salute delle donne è salute pubblica: il testo infatti prevede che il servizio sanitario nazionale assicuri l' accesso a diagnosi, terapie, e consulti specialistici, con l' adozione entro novanta giorni di linee guida cliniche specifiche. 
E' stato introdotto anche un sistema di rimborso dei farmaci prescritti da medici del servizio sanitario pubblico e, per le pazienti con indicazione clinica, la possibilità di accedere alla crioconservazione degli ovociti.  
Qual è la situazione in Italia 
In Italia, il congedo mestruale non è attualmente riconosciuto come un diritto lavorativo a livello nazionale. Il vuoto normativo esiste ed è profondo. Non sono riuscite a colmarlo le proposte di legge del 2016 e del 2023 a riguardo. Il disegno più recente proponeva un congedo mestruale scolastico fino a due giorni al mese per studentesse dismenorroiche, con certificato medico e lavorativo, sempre con certificato medico fino a due giorni mensili, con un' indennità che ricoprisse il cento per cento della retribuzione giornaliera.  Giorni da aggiungere alle altre cause di assenza giustificata da lavoro: dunque, non si sarebbero sovrapposti ai permessi per malattia, né da punto di vista contributivo né da quella retributiva. 
Il Report sulla giustizia mestruale elaborato da WeWorld e School of Gender Economics dell' Università UnitelmaSapienza ha riformulato una proiezione sul costo di una misura simile a quella spagnola in Italia: considerato che come già evidenziato nel nostro Paese il 32 percento delle donne che ha ciclo prova forti dolori, e che perde in media cinque o sei giorni di lavoro annui a causa del dolore, in base alle stime del rapporto, se lo stato coprisse solo la parte contributiva di questa percentuale sociale, la quota della spesa pubblica da destinare ammonterebbe a 228 milioni di euro.  Invece l' iniziativa sul congedo mestruale rimane in capo alla "volontà individuale" di enti e istituzioni: con una decisione definitivamente approvata lo scorso tre luglio, un liceo a Potenza apre la strada al congedo mestruale prevedendo due giorni di assenza giustificata. Un cambiamento importante che dovrebbe essere tutelato per legge. Come sta già accadendo in altri Paesi.  
 
Commenti
Posta un commento