Biofertilizzanti da scarti alimentari, ceneri vulcaniche e rifiuti urbani
In questo saremo in grado di coordinare l' intero processo produttivo, promuovendo la collaborazione e lo scambio di sottoprodotti e scarti tra aziende prosegue la ricercatrice. Inoltre daremo il nostro contributo per implementare un passaporto digitale del prodotto per i fertilizzanti biologici, in modo da garantire la tracciabilità del prodotto lungo l' intera catena di approvvigionamento e produzione, ottimizzazione quindi di diversi residui organici, in base al principio di economia circolare.
Tra le attività previste dal progetto anche lo sviluppo di rivestimenti di nuova generazione a base di chitosano e microalghe, capaci di migliorare l' efficienza grazie a meccanismi di rilascio controllo dei nutrienti.
Durante lo sviluppo sono previsti cinque casi di studio europei, differenti per tipologia e trattamento di rifiuti organici utilizzati. Il progetto pilota italiano, portato avanti, in Sicilia, dall' Università di Catania in collaborazione con l' Enea, riguarderà un mix di rifiuti che comprendono fanghi che provengono dagli impianti di trattamento delle acque reflue e dagli allevamenti di pesci d' acqua dolce, residui provenienti dalla coltivazione di microalghe, e il digestato ottenuto dai residui agricoli. A questi si aggiungeranno i sottoprodotti industriali della lavorazione delle arance e le ceneri vulcaniche dell' Etna, un residuo ricco di minerali per il sottosuolo. Tutti questi residui seppur di diversa natura, saranno trattati attraverso un processo sostenibile che permetterà di trasformali in un prodotto utile per l' agricoltura, all' interno di un sistema di simbiosi industriale che ottimizza l' utilizzo di risorse disponibili, riducendo l' impatto ambientale.
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