Adolescenti e giovanissimi che inalano protossido d' azoto per sballarsi "la droga del palloncino"

 



Il fenomeno dell' uso ricreativo del protossido d' azoto tra adolescenti e giovanissimi non è accompagnato da un sistema di rivelazione capace di restituirne le dimensioni reali. In Italia mancano dati ufficiali che documentano con precisione la diffusione della cosiddetta "droga da palloncino", ma diversi professionisti sanitari, interpellati nel caso di studi recenti, confermano che i casi riscontrati sono probabilmente una frazione di  quelli effettivi. L' ipotesi di una sottostima è avvalorata anche dai numeri in crescita dei vari paesi Europei, dove le autorità sanitarie hanno rilevato un aumento costante del consumo, in particolare tra le fasce più giovani della popolazione.

A rendere il gas esilarante particolarmente accessibile può essere acquistato facilmente su Internet, spesso sotto forma di cartucce da otto grammi, le stesse utilizzate per la preparazione della panna montata, oppure in contenitori di dimensioni maggiori che ne riducono ulteriormente il costo. Questa reperibilità unita a un prezzo contenuto, alla percezione diffusa di innocuità, contribuisce a una sua normalizzazione nell' immaginario giovanile. 

Conseguenze neurologiche e sintomi tardivi 

L' uso del protossido d' azoto per inalazione espone a una serie di rischi clinici che vanno ben oltre il semplice stordimento momentaneo ricercato dagli utilizzatori. Il primo pericolo spesso ignorato: è la natura meccanica, l' inalazione diretta da bombolette può provocare ustioni da gelo, poiché il gas fuoriesce a temperatura molto bassa e può danneggiare le vie respiratorie. Nei casi in cui il gas venga inalato in ambienti chiusi o in sequenza ravvicinata, può verificarsi asfissia per mancanza di ossigeno con perdita di coscienza già dopo poche inalazioni. 
I danni più insidiosi emergono in seguito a uso ripetuto o prolungato. Il protossido d' azoto interferisce con l' attività della vitamina B, inattivandola irreversibilmente. Questa carenza funzionale ha effetti diversi sul sistema nervoso: i giovani che ne hanno fatto uso sviluppano spesso sintomi come formicolii, debolezza muscolare, difficoltà motorie e alterazioni della sensibilità. In casi gravi si verificano neuropatie gravi con danni al midollo spinale che compromettono la deambulazione e il controllo degli arti inferiori. A ciò si aggiungono in alcuni soggetti, episodi di natura psichiatrica, come stati confusionali e allucinazioni. 

Normalizzazione digitale e diffusione virale 

A rafforzare l' attrattività del protossido d' azoto è la rappresentazione che ne viene fatta sui social media, dove video e post mostrano giovani intenti a inalare gas in contesti lucidi, ridendo e divertendosi. Le piattaforme diventano luogo in cui si promuove indirettamente l' uso, veicolando che si tratti di passatempo privo di conseguenze. A questa esposizione visiva si affiancano canali informali attraverso cui contenitori possono essere acquistati o scambiati, rendendo più difficile ogni forma di controllo. 
L' apparente innocuità trasmessa dai contenuti digitali contribuisce a ridurre ulteriormente la soglia di percezione di rischio. La leggerezza con cui viene raccontata l' esperienza finisce per dissimulare le conseguenze neurologiche anche gravi, che spesso si manifestano quando il consumo si è già strutturato. 



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