Salute mentale giovanile: Telefono Azzurro lancia l' allarme su disturbi e dipendenza digitale
La fragilità emotiva dei giovani italiani raggiunge livelli preoccupanti, con un ragazzo su sette nella fascia 10-19 anni che manifesta disturbi mentali. La fondazione S.O.S il Telefono Azzurro ETS, guidata dal professore Ernesto Caffo, ha presentato alla Commissione Parlamentare per l' infanzia e l'adolescenza una generazione in crescente difficoltà psicologica. I numeri del 2024 parlano chiaro: 1,859 casi gestiti attraverso la linea 19696, con il 36,8 percento delle richieste di aiuto legate direttamente a problematiche di salute mentale.
Il peso dell' ecosistema digitale sulla spiche adolescenziale
L'indagine telefono Azzurro-Doxa del 2023 rivela che il 52 percento degli adolescenti identifica nella dipendenza da internet e social network il principale problema della propria generazione. Gli adolescenti italiani tra 12 e 18 anni trascorrono mediamente oltre tre ore quotidiane sui social media, principalmente dedicandosi alle chat.
La dipendenza tecnologica genera conseguenze dirette sull' equilibrio psicologico: il 22 percento dei giovani dichiara di sentirsi "ansioso o agitato" senza accesso ai social, l' undici percento sperimenta solitudine e quasi un quarto del campione si sente completamente perso. L' Organizzazione Mondiale della Sanità conferma la gravità del fenomeno, posizionando il suicidio come terza causa di morte nella fascia 15-29 anni.
Proposte di intervento tra formazione e innovazione digitale
La formazione sulla salute mentale deve diventare un pilastro strategico, sottolinea Caffo durante l'audizione parlamentare. La proposta di Telefono Azzurro prevede l'introduzione di programmi di alfabetizzazione emotiva e digitale nelle scuole accompagnati dalla formazione specifica per docenti e genitori nel riconoscimento dei segnali di disagio psicologico.
Le nuove tecnologie inclusa l' intelligenza artificiale, possono rappresentare strumenti di supporto efficaci se guidati da solide evidenze scientifiche. La sfida principale rimane quella di trasformare la richiesta di aiuto da motivo di vergogna ad "atto di coraggio" e cura di sé, attraverso campagne pubbliche di sensibilizzazione mirate a ridurre lo stigma sociale.

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