Ecco il soft power italiano nelle infrastrutture idriche del Mediterraneo

 



L' innovazione nelle infrastrutture idriche rappresenta oggi uno strumento per affrontare le crescenti sfide legate alla scarsità d' acqua ed alla gestione inefficiente delle risorse. Il valore di questa risorsa oggi più che mai è al centro di dibattiti globali per le crisi climatiche che hanno toccato Asia, Africa e la sponda del sud dell' Europa. Si inseriscono in quest' ottica gli accordi tra l'azienda italiana de Nora e le aziende saudite ACWA Power Saudi Water Authority che mirano a raggiungere gli obbiettivi di transizione energetica sauditi 2030. 

Nei paesi della seconda sponda del Mediterraneo come Italia, Libia, Tunisia, le reti idriche, spesso dotate e soggette a perdete ingenti, si trovano a fare i conti con variabili che influenzano direttamente la stabilità politica e alimentano i flussi migratori.  

L' emergenza idrica che investito alcune aree della Sicilia nell' estate nel 2024, caratterizzate da problematiche analoghe, dimostra come una gestione a livello nazionale possa rappresentare una risposta a crisi complesse. La strategia italiana sta facendo leva su player industriale specializzato nelle gestione della implementando un modello che integri tecnologie di monitoraggio intelligente, basato sulla installazione di una diffusa sensoristica e su programmi di manutenzione predittiva, con nuove opere come i dissalatori per ridare funzionalità e affidabilità all' infrastruttura dell' isola. 

Situazioni analoghe si possono osservare anche nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo. La Tunisia nel 2024 ha fronteggiato una scarsità d' acqua estrema, aggravata da perdite nella rete, dalla diffusione di pozzi abusivi e allacci illegali per scopi agricoli che compromettevano la sicurezza dell' approvvigionamento, ma incidendo negativamente sull' agricoltura del Paese. L' Algeria vive una situazione assimilabile, dove si scontrano elevate perdite d' acqua dovute a reti vetuste, congiuntamente alla dipendenza di risorse non rinnovabili. In Libia la situazione è ulteriormente complicata dall' instabilità politica e dai danni subiti dalle infrastrutture durante i conflitti.

Dal punto di vista geopolitico il trasferimento da parte dell' Italia di modelli operativi di successo potrebbe avere un impatto significativo sullo scenario del Mediterraneo Meridionale. Il rafforzamento delle infrastrutture idriche, oltre a favorire lo sviluppo economico e sociale, diventa uno strumento di soft power italiano capace di consolidare relazioni strategiche, di ridurre le tensioni sociali e di intervenire su grandi temi di interesse nazionale come i flussi migratori. Il modello italiano attraverso la digitalizzazione delle reti e la costruzione di nuovi impianti green, si configura come una soluzione replicabile e scalabile capace di rispondere alle esigenze specifiche dei paesi del Mediterraneo meridionale. Un tale appoggio con la copertura finanziaria adeguata come il Global Gateway dell' Unione Europea, garantirebbe la sicurezza dei sistemi idrici e creerebbe le condizioni per prevenire future crisi offrendo un contributo concreto alla sicurezza regionale. 

Diventa importante dunque un impegno coordinato che preveda la condivisione di tecnologie e know-how a livello internazionale, unitamente a un sostegno finanziario adeguato. 

Il futuro delle risorse idriche nella sponda sud del Mediterraneo dipende dunque, dalla capacità di integrare innovazione e gestione strategica in un quadro di cooperazione multilaterale. Il modello italiano frutto di un percorso di rinnovamento e digitalizzazione offre spunti preziosi che se applicati su scala più ampia, potrebbero trasformare le sfide idriche in opportunità di sviluppo e stabilità politica dell' intera regione. 


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