Di ragazze di corpi e di standard irraggiungibili
E' morta a soli ventidue anni Margaret Spada, originaria di Siracusa, recatasi a Roma per un intervento di rinoplastica facciale e deceduta dopo tre giorni di agonia all' ospedale Sant' Eugenio. La ragazza avrebbe trovato l'inserzione relativa allo studio chirurgico su un social network, che a quanto diffondeva video e immagini di perfetti nasi rimodellanti in meno di vanti minuti. Questa tragedia minimizzata in questi giorni a gesto incosciente e irresponsabile della ragazza troppo giovane, riaccende una lunga e complessa discussione tra donne, corpi, standard e chirurgia estetica.
In questi ultimi anni si è infatti assistito a un curioso fenomeno sempre più donne si dichiarano femministe, dall' altra parte queste stesse continuano a inseguire e desiderare per sé un modello estetico e morale che agli uomini possa piacere, che gli uomini possano trovare appetibile, che le avvicini a realizzare quel potere sensuale reiterato, unione amorosa e maternità. A partire da queste tre aree tematiche ancora oggi si innesta l' accettabilità sociale di una donna e la costruzione del proprio ruolo identitario. Si possono dunque facilmente tenere insieme l' aspirazione alla parità di salario a un trattamento migliore sui luoghi di lavoro e contemporaneamente accettare di sottoporre il proprio corpo a continue modifiche nella speranza di trasformarsi nel feticcio che agli occhi degli uomini risulta eccitante e desiderabile.
Sulla libertà di scelta permane un fraintendimento, una specie di paralisi intellettuale, se una donna viene uccisa dal partner o fidanzato è vittima di una coltura e di un retaggio patriarcale da combattere. Se muore sotto i ferri di un chirurgo plastico a cui si è sottoposta nel tentativo di rifarsi il naso da donna libera che ha compiuto liberamente una scelta rivelatasi fatale. La prima ha subito le estreme conseguenze di un comportamento ideologico, la seconda invece ha peccato di frivolezza, e deve recriminare se stessa, peccato che non sia più viva. In poche parole la seconda donna in questione è una cretina, è vittima solo del chirurgo in questione, al momento indagato per omicidio colposo. E il suo sottobosco di chiacchere dirà che se l'è andata a cercare, che ha agito con troppa leggerezza, che non ci si può stupire che sia finita così che avendo reperito la struttura sanitaria niente di meno che su TikTok. Insomma il copione della vittimizzazione secondaria che tanto bene conosciamo a seguito di stupri e molestie si ripropone invariato.
Questo è già sollevare una campana d' allarme dentro di noi, indicendo a spendere sulla questione due interrogativi in più di quelli che normalmente le attribuiamo, ansiosi di derubricarla alla stregua di un tragico episodio da nulla. Sono numerose ragazze che affermano di essere fautrici della chirurgia estetica proprio in quanto donne libere, la decisione di aumentare il seno, snellire fianchi e cosce, rimpicciolire il naso, evitare con cura i segni dell' invecchiamento sarebbero a loro dire una prova di autodeterminazione di amore verso se stesse. Secondo alcune gli interventi le avrebbero aiutate le avrebbero aiutate di più a coincidere con l' immagine che avevano di se, un avvicinamento progressivo al proprio nucleo identitario. In ogni caso la chirurgia plastica sarebbe considerata da più parti una prese di coscienza positiva, un gesto di cura e di amore nei confronti del corpo. L'universo mediatico che ormai apre le porte alle vite di tutti contribuisce a questa mistificazione: il messaggio passato alle donne è che acquistando un certo prodotto, dedicandosi a un determinato trattamento, scegliendo un marchio piuttosto che un altro contribuiscono allo sviluppo della versione migliore. You, better questo è il principale rimborso delle attuali campagne pubblicitarie.
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