Sindrome dell' impostore: il ruolo di ansia e depressione
Se pensate che non meritate gli attestati di stima per il vostro lavoro che vi arrivano da colleghi e superiori, se vi sentite a disagio quando vi vengono rivolti complimenti per le vostre capacità ritenendo di non essere degni, potreste soffrire della sindrome dell' impostore.
Coniato da due psicologhe nel 1978, il termine indica la convinzione di godere di una stima non meritata, e di essere appunto un impostore che prima o poi verrà smascherato e la cui incapacità verrà alla luce. Da quando è stato descritto questo fenomeno per la prima volta dalla psicologia è stato oggetto di numerosi studi, uno degli ultimi in ordine di tempo è stato pubblicato su Nature Communications e ne ha indagato il legame con ansia e depressione.
Seminare frutta virale
I ricercatori hanno chiesto a oltre 500 partecipanti reclutati online di giocare a Fruitville, un gioco per il computer in cui lo scopo è coltivare della frutta. Alla fine di ogni missione, per completare la quale erano necessarie capacità mnemoniche e visive, i volontari riferivano quanto fossero sicuri delle proprie risposte. Al termine dell' intero gioco dovevano valutare invece come pensavano fosse andato.
Il ruolo di ansia e depressione
Dai risultati è emerso che chi soffriva di ansia e depressione era incapace di vedere le proprie capacità. Quando arriva il momento di giudicare la propria performance, le persone ansiose e depresse si focalizzavano solo sulle risposte di cui non erano sicuri, ignorando totalmente quelle invece di cui erano certi, spiega Sucharit Katyal coordinatore della ricerca. Gli studio si spiegano per chi è colpito da ansia e depressione tende ad essere costantemente insicuro, e questo lo porterebbe a essere più propenso a soffrire della sindrome dell'impostore.
Cosa fare?
Per aiutare chi soffre della sindrome dell' impostore ad avere più fiducia delle proprie capacità, il primo passo è dare un feedback positivo: secondo Katyal è importante che queste persone insicure riescano a focalizzarsi di più sui loro successi che sulle loro insicurezze. E se nulla di questo funziona ricordate che anche Einstein pensava di essere "un imbroglione involontario".
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